"One Dive" e il diritto delle balene all’"invisibilità"
Nasce dalla partecipazione ad una delle spedizioni nel Santuario Pelagos organizzata da Tethys nell’ambito del Cetacean Sanctuary Research, un progetto di tesi esposto in occasione della Dutch Design Week 2024, dal 19 al 27 ottobre a Eindhoven nei Paesi Bassi.
Intitolato “One Dive” è stato sviluppato dalla studentessa veneta Anna Favaretto nel corso del master Geo-Design presso la Design Academy Eindhoven.
Grazie all’esperienza di citizen science assieme ai nostri ricercatori, nel settembre 2023, riferisce Anna, ha potuto esplorare le tecniche di avvistamento, approccio e foto-identificazione di cetacei, riconoscendo in ognuna di queste attività il ruolo fondamentale dell’osservazione del mare, pur senza riuscire, come sperava, a vedere una balenottera comune.
Ma proprio questo la spinge a riflettere su come il mancato avvistamento influenzi la nostra conoscenza degli animali e condizioni la relazione tra uomo e cetaceo, interrogandosi inoltre su come e in quale misura si possa riconoscere il diritto delle balene di rimanere “invisibili”.
Il progetto One Dive si presenta come un’installazione multimediale che narra il parallelismo tra rotte navali e habitat delle balene: i cetacei del Mediterraneo abitano infatti una tra le aree marine più trafficate del mondo, dove circa il 15% del commercio e del traffico marittimo globale passa attraverso meno dell’1% della superficie degli oceani del mondo.
L’installazione consiste in un film girato e proiettato in formato verticale, che segue il percorso di un traghetto nel Mediterraneo. Lo spettatore assume la prospettiva di un passeggero affacciato alla vetrata panoramica dell’imbarcazione. Tuttavia, la verticalità del formato limita la visione dell’orizzonte, offrendo solo uno stretto scorcio di mare. A questo si accompagna una narrazione informativa ed empatica verso le balene, che potrebbero, o meno, trovarsi in quella colonna d’acqua.
Solo attraverso un apposito monocolo, lo spettatore può accedere a una selezione di immagini d’archivio Tethys, che ritraggono le balene e le loro cicatrici, testimonianza di una convivenza spesso drammatica con le attività umane. L’artista digitale Eva Jack, nel suo saggio “Whale Watching”, scrive “Emptiness is a vesselfor speculation “ (Il vuoto è un contenitore per la speculazione). In questo caso specifico, in cui l’invisibilità delle balene viene interpretata come assenza, l’installazione vuole aprire una riflessione su come possiamo immaginare strumenti di conoscenza che rispettino il diritto delle balene a non essere sempre visibili alla nostra specie, pur fornendo loro protezione.