Avvistato un raro gruppo sociale di capodogli: un individuo “curioso” e uno dalla coda sfregiata
Pochi giorni fa i cetacei del Santuario Pelagos hanno riservato ai biologi dell’Istituto Tethys e ai partecipanti del suo programma di citizen science nel mar Ligure uno spettacolo non solo fuori dal comune, ma anche di grande interesse scientifico.
La mattina del 6 giugno i ricercatori hanno avvistato un gruppo famigliare di capodogli, il primo mai incontrato così presto da Tethys all’inizio della stagione. Tra loro, una femmina con la coda vistosamente mancante di un pezzo: un segno allarmante per gli studiosi, controbilanciato da un incontro ravvicinato con un giovane maschio che si è affiancato alla barca scrutando, curioso, le persone a bordo, un comportamento insolito che ha regalato a tutti forti emozioni.
Il capodoglio nominato “Maude” con la coda ferita
I capodogli (Physeter macrocephalus) sono tra i mammiferi marini studiati regolarmente nell’ambito del progetto di ricerca Cetacean Sanctuary Research (CSR), aperto alla partecipazione del pubblico. Tradizionalmente, nella sua area di studio, che copre circa un terzo del Santuario Pelagos, si incontrano maschi adulti e subadulti, mentre le femmine con i piccoli, detti anche “gruppi sociali”, si trovano generalmente più a sud. Di conseguenza vengono avvisitati molto più raramente: dal 2017 ad oggi Tethys ne ha registrati quattro diversi. Gli studiosi si chiedono se si stanno forse facendo più frequenti, come confermerebbe questo incontro. In ogni caso si incontravano sempre verso la fine della stagione, da fine agosto a ottobre. La loro comparsa in giugno potrebbe indicare un cambiamento in atto nella distribuzione della popolazione.
L’eccezionale avvistamento ha fornito anche altri dati importanti per la conservazione degli animali: una femmina adulta, chiamata “Maude”, probabilmente madre di un giovane, aveva una brutta cicatrice: una gossa “tacca” sul margine della coda, con ogni probabilità colpa dell’uomo. Potrebbe essere dovuta a una cattura accidentale in un attrezzo da pesca o a una collisione con una imbarcazione. Quest’ultimo è uno dei problemi più drammatici per i grandi cetacei, anche nel Santuario Pelagos, grande area marina protetta sovranazionale nel Mediterraneo nord-occidentale comprendente mar Ligure, Tirreno e di Corsica e dedicata proprio alla tutela dei mammiferi marini.
Femmina di capodoglio con due giovani
“Abbiamo avvistato il gruppo poco dopo aver lasciato la nostra base a Portosole Sanremo”, raccontano i ricercatori a bordo, Mario Gabualdi e Viola Panigada; “erano 8-9 animali, tra cui due piccoli con relative mamme e due giovani; anche se dispersi nel raggio di circa 4 miglia si trattava sicuramente di individui in contatto tra loro, chiaramente udibili anche all’idrofono, il microfono subacqueo capace di captare le vocalizzazioni dei cetacei.” Le registrazioni, che comprendono parte del vasto repertorio vocale dei capodogli, saranno preziose, associate alle foto e ai video realizzati grazie alla collaborazione con Canon, per le future analisi.
“Proprio mentre stavamo per allontanarci per non disturbare il gruppo con i piccoli, un giovane maschio, è venuto di fianco alla barca”, racconta emozionato Roberto Raineri, skipper della “Pelagos” di Flash Vela d’Altura. “Sporgeva la testa per osservarci, un comportamento detto spy-hopping, ed è rimasto con noi per una quarantina di minuti. In tanti anni non avevo mai visto nulla di simile.”
Passata l’emozione per lo straordinario incontro, i ricercatori si interrogano sulle implicazioni: secondo uno studio coordinato da Tethys (*) tra il 15 e il 18% dei suoi capodogli fotografati e “catalogati”, presentano segni potenzialmente riportabili a una collisione. “I dati sono sicuramente sottostimati”, puntualizza Maddalena Jahoda, ricercatrice e responsabile della divulgazione scientifica di Tethys. “Non sappiamo infatti quanti ne muoiono senza che vengano notati. La comparsa di gruppi famigliari per quanto interessante, è però anche motivo di preoccupazione. A differenza degli adulti, i piccoli non compiono ancora lunghe immersioni, ma se ne stanno in superficie, ancora più esposti al rischio di essere investiti.”
Un giovane maschio è venuto vicino alla nostra barca ed è stato con noi per circa 40 minuti
“Non sappiamo dove e quando sia avvenuto l’incidente, ma sta di fatto che anche questo gruppo si trovava sulla rotta dei cargo, che nel Santuario coincide proprio con l’habitat dei capodogli” aggiunge Sabina Airoldi direttore del progetto CSR. “Per questo Tethys è impegnata in prima linea nella mitigazione del problema collisioni insieme ad altri enti e alla Guardia Costiera, con la quale collabora da anni e con cui ha recentemente sottoscritto un nuovo protocollo d’intesa*. Inoltre Tethys è partner del progetto Life Seadetect, che ha l’obiettivo di mettere a punto nuove tecnologie per mitigare il problema delle collisioni tra navi e cetacei.”
Per lo studio dei gruppi di capodogli con piccoli l’Istituto ha lanciato anche una raccolta fondi per poter condurre al più presto possibile anche dei monitoraggi invernali.
I dati, sui capodogli e sulle altre 7 specie di cetacei del Santuario Pelagos, continueranno ad essere raccolti, sempre con l’aiuto di appassionati del pubblico, fino all’inizio di ottobre; costituiscono una preziosa base per la tutela di balene e delfini dei nostri mari.
Maddalena Jahoda
(*)Proposal to develop and evaluate mitigation strategies to reduce the risk of ship strikes to fin and sperm whales in the Pelagos Sanctuary (Proposta per strategie di mitigazione per la riduzione del rischio di collisione con le navi di balenottere comuni e capodogli)
finanziato dal Segretariato permanente dell’Accordo Pelagos.
Mamma con il suo piccolo