Le aree di studio dell’Ionian Dolphin Project in Grecia

Il golfo di Amvrakikos e l’arcipelago interno del mar Ionio, due eccezionali opportunità per studiare l’ecologia dei delfini

Le due aree di studio IDP sono molto diverse tra loro sia per le caratteristiche ambientali che in termini di minacce rappresentate dalle attività umane; offrono quindi l’opportunità di comprendere i legami tra la condizione dei delfini e la qualità degli habitat in situazioni diverse.

La ricerca si concentra principalmente in queste tre aree Natura 2000:

  • Arcipelago Interno del  Mar Ionio (codice sito GR2220003), dove studiamo il delfino comune, il tursiope e la foca monaca mediterranea.
  • Il Golfo d’Ambracia (GR2110001), dove il tursiope è l’unica specie di cetacei presente.
  • Le acque che circondano le isole di Paxoi e Antipaxoi (GR2230004), dove sono regolarmente presenti tursiopi, delfini comuni e stenelle, e occasionalmente si avvistano foche monache.

Il Golfo di Ambracia o di Amvrakikos è la nostra area di studio principale ed è anche il luogo in cui si trova la stazione di campo IDP. Il Golfo è un bacino semi-chiuso e rappresenta una delle aree costiere più produttive della Grecia. La ricerca condotta dall’Istituto Tethys fin dal 2001 indica che qui la densità dei tursiopi è tra le più elevate del Mediterraneo. Sulla base del lavoro di foto-identificazione (81.200 foto di pinne dorsali archiviate e 196 individui identificati tra il 2001 e il 2020) questi delfini mostrano alti livelli di “fedeltà” all’interno del Golfo. I movimenti dentro e fuori da Amvrakikos sembrano limitati, probabilmente a causa delle sostanziali differenze tra le acque superficiali, altamente ricche di nutrienti del golfo e quelle profonde, oligotrofiche (cioè a basso contenuto di nutrienti) del mar Ionio.

Il Golfo di Ambracia è considerato a rischio a causa degli inquinanti trasportati dai fiumi Louros e Aracthos e delle acque di scarico provenienti dalla trasformazione di prodotti agricoli da parte delle piccole industrie della zona. Le attività umane, tra cui agricoltura, allevamento, pascolo, pesca e aquacultura intensiva si sono ampliate rapidamente negli ultimi anni, causando il degrado delle aree paludose nella parte settentrionale del Golfo. L’aumento dell’acquacoltura e l’intensificazione dell’agricoltura, con livelli di inquinamento sempre più elevati, minacciano l’ecosistema. Nel 2008, il Golfo, che è anche abitato da tartarughe marine Caretta caretta, e che vanta una ricca fauna di uccelli, tra cui specie rare, è stato dichiarato Parco Nazionale. Tuttavia, non è stata intrapresa alcuna azione concreta per affrontare i problemi legati alla crescente eutrofizzazione, all’inquinamento e ad altri impatti antropici, e nessuna considerazione è stata data alla ricca megafauna marina del Golfo.

L’arcipelago interno del mar Ionio, dove l’IDP è iniziato nel 1991, si trova a pochi chilometri a sud del Golfo. Tethys inizialmente prevedeva il progetto come un’indagine a lungo termine sull’ecologia e il comportamento dei delfini comuni in un punto caldo del Mediterraneo centrale, ma invece è diventato una documentazione del loro forte declino.

I delfini comuni in quest’area sono diminuiti drasticamente da circa 150 a 15 animali tra il 1995 e il 2007. Da allora, sono stati segnalati alcuni avvistamenti nelle acque adiacenti. Il monitoraggio effettuato negli anni successivi (2008-2015) insieme a numerosi rapporti di avvistamenti opportunistici forniti da marinai / diportisti che collaborano con l’IDP ha mostrato che alcuni delfini sono ancora presenti e probabilmente vagano in un’area molto più ampia, spostandosi occasionalmente nel loro ex paese delle meraviglie . Il declino dei delfini comuni in quest’area è stato collegato in modo convincente alla pesca eccessiva, mentre non dovrebbe essere escluso l’impatto derivante da un turismo nautico in continua crescita.

I tursiopi si trovano in numero relativamente piccolo, ma sembrano avere tendenze stabili. Dei circa 120 individui che abbiamo fotoidentificato in quest’area, circa un quarto ha mostrato alti livelli di fedeltà al sito, mentre gli altri sono transitori. Occasionalmente, gruppi di stenella striata entrano in queste acque. L’arcipelago interno del mar Ionio è una delle poche aree del Mediterraneo in cui le foche monache possono ancora essere prevedibilmente incontrate ed è chiaramente parte dell’habitat principale della specie. Abbiamo raccolto prove evidenti che alcune aree distintive forniscono l’habitat chiave per l’allevamento della foca monaca, con importanza mediterranea. È urgente intervenire per mantenere e garantire la presenza della foca monaca in importanti località di foche monache come le Isole Ionie, gli isolotti ei mari circostanti.