Il principe Alberto II di Monaco con Tethys tra le balene del Santuario Pelagos
Una corsa in gommone da Montecarlo e poi a bordo di “Pelagos” nel bel mezzo del Santuario per i cetacei, avvistando, strada facendo, stenelle, tartarughe e una mobula, e infine diverse maestose balenottere comuni. Può sembrare il resoconto di una delle tante giornate dei partecipanti al progetto Cetacean Sanctuary Research dell’Istituto Tethys, se non fosse che il fortunato avvistatore, il 17 giugno scorso, era un’ospite d’eccezione: Sua Altezza Serenissima il Principe Alberto II di Monaco.
Accompagnato da Giuseppe Notarbartolo di Sciara fondatore di Tethys (e attuale Presidente onorario), e Simone Panigada, Presidente, il Principe ha constatato in prima persona la straordinaria ricchezza del bacino Corso-liguro-provenzale, dichiarato area protetta per i mammiferi marini nel 1999 da tre nazioni: Italia e Francia e, appunto, il Principato di Monaco. Furono, all’epoca, proprio le ricerche di Tethys a dimostrare per la prima volta quanto eccezionalmente ricca di balene e delfini, e quanto vulnerabile, fosse questa zona, dando avvio al processo che avrebbe portato l’Istituto a proporre un’area protetta e infine all’istituzione del Santuario. E infatti la proposta venne presentata da Notarbartolo proprio a Monaco il 2 marzo 1991, al cospetto del Principe Ranieri III, che ne fu il primo entusiasta fautore.
Oggi, a 18 anni dalla firma dell’accordo, artefice dell’inconsueto incontro in mezzo al mare è invece una piccola casa di produzione australiana, la Bluebottle Films; l’occasione sono state le riprese di “The Map to Paradise”, realizzate a bordo della “Pelagos”, la barca di proprietà di Flash vela d’Altura, ospitata a Portosole Sanremo e utilizzata da Tethys per la raccolta di dati per la ricerca finalizzata alla tutela dei cetacei, ogni estate in mar Ligure, con la partecipazione del pubblico.
Oggi molte più persone sono consapevoli della presenza di ben otto diverse specie di balene e delfini nei nostri mari, ma fino a pochi decenni fa non era così. Eppure, già nell’Ottocento il Principe di allora, Alberto I di Monaco, appassionato oceanografo, era solito dire di aver visto più balene dalla finestra di casa sua che nei lontani mari esotici; certo anche grazie all’impegno di ricercatori, appassionati, e allo sforzo costante di far conoscere il prezioso patrimonio dei cetacei del Mediterraneo, anche il suo bis-nipote potrà dire altrettanto.
Maddalena Jahoda