In mare in inverno per proteggere le famiglie di capodogli
Tra i tanti grandi cetacei fotoidentificati nel Santuario nell’ambito del progetto Cetacean Sanctuary Research, ce n’è uno che sappiamo riconoscere a colpo d’occhio. Il profondo taglio che ha sul dorso, fortunatamente rimarginato, è quasi sicuramente dovuto alla collisione con una grossa imbarcazione; il capodoglio Siram-Freddy (recentemente “adottato” da Siram-Veolia, gruppo dedicato ai servizi di efficienza energetica e gestione ottimizzata di acqua e rifiuti speciali) è l’emblema dell’impatto devastante delle attività umane sugli animali e l’ambiente, ma c’è di peggio: ancora più a rischio di collisione dei maschi adulti sono i piccoli che ancora non compiono lunghe immersioni. I gruppi famigliari, cioè di femmine con i loro piccoli, vengono segnalati nel Santuario soprattutto in inverno e potrebbero essere in aumento durante tutto l’anno. Come ricercatori ci sentiamo in dovere di contribuire alla tutela anche di questi animali.
Quello delle collisioni è un problema drammatico in tutto il mondo, ma nel Mediterraneo, e paradossalmente soprattutto nel Santuario Pelagos, area marina protetta proprio per i cetacei, lo è ancora di più. Si tratta infatti di un mare tra i più trafficati al mondo; basti pensare ai grandi porti commerciali come Genova e alle numerose rotte di cargo e di navi passeggeri che lo attraversano. Si stima che il traffico marittimo aumenterà ulteriormente nei prossimi anni in maniera drammatica.
Le due specie di grandi cetacei del Mediterraneo più a rischio per le collisioni sono la balenottera e il capodoglio. Molti sono gli individui con cicatrici, ma si stima che ancora di più siano gli animali che muoiono e vanno a fondo, senza che nessuno se ne accorga (spesso nemmeno le stesse navi che investono un cetaceo). Da uno studio di Tethys emerge che le balenottere, che si trovano prevalentemente al largo, si trovano soprattutto sulla rotta delle navi passeggeri, mentre i capodogli, che nel Ponente ligure sono particolarmente costieri, si trovano piuttosto nella zona del passaggio dei grandi cargo. In questo quadro già allarmante di per sé, si inserisce anche uno scenario nuovo per quanto riguarda proprio i conspecifici di Siram-Freddy.
Scorri le foto di Siram-Freddy. Clicca sulla foto per ingrandirla
Ma facciamo un passo indietro: i capodogli sono animali squisitamente sociali, molto legati alla famiglia, che è di tipo matriarcale: femmine e piccoli formano gruppi stabili che frequentano in genere le acque più calde, e nel Mediterraneo la loro zona è grossomodo al di sotto del 41. Parallelo (circa all’altezza della metà della Sardegna). I maschi invece, una volta adolescenti, tendono a lasciare il branco in cui sono nati, e a trascorrere diversi anni, soli o a piccoli gruppi, nelle acque fredde e ricche di cibo, fino all’età della riproduzione. In Mediterraneo, questa zona coincide con il Santuario Pelagos, tanto è vero che nell’area di studio di Tethys, si incontrano soprattutto giovani maschi.
Il loro comportamento, studiato ormai da decenni, è ben conosciuto: capaci di grandi apnee stanno sott’acqua per 40/45 minuti alla ricerca dei calamari di cui si nutrono. Poi tornano in superficie, dove restano per una decina di minuti o poco più, respirando a intervalli regolari per recuperare il debito di ossigeno. Ed è proprio questo il momento in cui sono più vulnerabili agli scontri con le imbarcazioni veloci di cui sopra.
Da qualche anno a questa parte, però, nel Santuario si incontrano, in estate, anche gruppi famigliari e l’impressione dei ricercatori è che questa presenza sia in aumento, forse per il riscaldamento delle acque, forse per altri motivi ancora da scoprire. Se da una parte questo potrebbe essere un segno positivo, del ritorno di questa specie che negli anni 80 e 90 era stata decimata dall’uso delle famigerate reti spadare, dall’altra desta anche grande preoccupazione.
I gruppi di femmine con i loro piccoli infatti si comportano in maniera molto diversa dai maschi: fanno immersioni più brevi, ma soprattutto i piccoli se ne restano in superficie mentre le mamme vanno alla ricerca di cibo in profondità. Questo li rende infinitamente più vulnerabili alle collisioni. E se già i maschi adulti, che trascorrono in superficie relativamente poco tempo, vengono investiti, si può immaginare quanto più pericolose siano queste acque per i gruppi famigliari. Senza contare che sono a rischio i piccoli, quindi il futuro della popolazione del Mediterraneo!
In realtà si pensa che gruppi famigliari siano presenti da sempre nel Santuario con una certa regolarità in inverno, e non è escluso che possano essere quindi in aumento anche nella stagione fredda. Per questo i ricercatori di Tethys ritengono sia estremamente importante poter sorvegliare sistematicamente la zona durante tutto l’anno e non solo, come avviene ora, in estate. Poter effettuare uscite anche in inverno sarebbe fondamentale.
I gruppi famigliari sono presenti? Quanti sono? Dove si trovano prevalentemente? Le loro posizioni coincidono con le rotte dei cargo? A queste e ad altre domande i ricercatori sentono l’urgenza di dare una risposta in maniera da tutelare la preziosa popolazione mediterranea di tali straordinari animali.
Ci sono zone nel mondo in cui le rotte delle navi sono state spostate per evitare i cetacei, come nel New England (USA). Ed è recente la notizia che un accordo è stato ottenuto anche in Grecia con la MSC, che ha accettato di evitare gli habitat critici dei capodogli. È un precedente importantissimo, che potrebbe far ben sperare anche per il Santuario. Ma per ottenere queste o altre misure di mitigazione al problema delle collisioni è fondamentale avere tutte le informazioni necessarie.
In un mondo in continua evoluzione a causa dei cambiamenti (climatici e non solo) indotti dalle attività umane, conoscere in tempo reale le criticità è fondamentale per la salvaguardia dei cetacei e del loro e nostro ambiente. Vogliamo far sì che anche nella grande area marina protetta a loro dedicata, il Santuario Pelagos, i capodogli possano convivere senza pericolo con la nostra specie.
Maddalena Jahoda