“Propeller”, la balenottera con una profonda cicatrice da elica, avvistata con un piccolo
Una balenottera accompagnata da un cucciolo è un evento estremamente raro nel Mediterraneo nord-occidentale. Ma l’avvistamento fatto dalla “Corsara” di Golfo Paradiso Whale Watching pochi giorni fa, non era di una balenottera qualsiasi, bensì un individuo inconfondibile: si trattava di una nostra vecchia conoscenza, fin dal 1998: “Propeller”, riconoscibile a prima vista dalle impressionanti profonde cicatrici parallele sul corpo, che indicano che l’animale è sopravvissuto a una collisione con un’imbarcazione. Ora sappiamo che è una femmina, e che nonostante la sua storia travagliata, ha avuto un piccolo.
Appartenenti alla seconda specie più grande mai esistita sulla Terra dopo la “azzurra”, le balenottere comuni (Balaenoptera physalus) si concentrano in estate nel Santuario Pelagos, la grande area protetta transnazionale tra Liguria, Francia e Sardegna; qui fanno soprattutto provvista di cibo, il krill mediterraneo, e si avvistano di regola solo adulti o giovani già svezzati. La presenza di un piccolo è un avvenimento eccezionale, anche se quest’anno i cuccioli di balenottera sembrano più frequenti del solito. Dall’inizio della stagione se ne registrano altri 6, di cui 5 avvistati proprio da Golfo Paradiso Whale Watching, e uno da Delfini del Ponente.
“In ogni caso questo cucciolo è la balenottera più giovane avvistata di quest’anno”, racconta Jessica Picozzi, la biologa a bordo della motonave “Corsara”, testimone dell’evento, “e sembrava godere di buona salute. Anche la madre, seppur magra, ma non più di altre, appariva in buone condizioni nonostante le sue passate avversità”.
“Questa balenottera purtroppo deve aver sopportato grandi sofferenze” dice Maddalena Jahoda ricercatrice di Tethys, l’Istituto che da oltre 30 anni monitora i cetacei del Santuario “e con il nome che abbiamo scelto, Propeller, elica in inglese, volevamo ricordare che è stata sicuramente vittima dell’uomo. Noi la avevamo avvistata per la prima volta nel 1998 già con le vistose cicatrici tra il dorso e il fianco destro. Poi non era più stata vista per lungo tempo, facendo temere seriamente per la sua sorte”.
Nell’estate del 2010 era poi riapparsa nuovamente, e con una cicatrice in più: la pinna dorsale era collassata di lato, forse una conseguenza della prima ferita o forse addirittura un secondo incidente. Poi, grazie ai diportisti e allo stesso operatore di whale watching , erano arrivate altre segnalazioni di Propeller, una delle quali in ottobre in un’area abbastanza insolita, a poca distanza dalla costa, davanti al faro di Portofino. Infine, nel 2019 Propeller è stata rivista, sempre da Tethys, nuovamente al largo del Ponente ligure, a ulteriore conferma che nonostante le profonde ferite, era sopravvissuta ed era in buone condizioni.
“Purtroppo le collisioni sono una delle principali e concrete minacce alla sopravvivenza dei grandi mammiferi marini dei nostri mari”, sottolinea con preoccupazione Sabina Airoldi, responsabile del progetto Cetacean Sanctuary Research dell’Istituto Tethys. “Si calcola che ogni anno decine tra balenottere e capodogli siano vittime di collisioni nel Santuario, numeri troppo elevati per le ridotte dimensioni delle popolazioni dei nostri mari”.
Il Santuario si trova proprio in uno dei punti più “caldi” del Mediterraneo, che è uno dei mari più trafficati al mondo, e le previsioni sono di un ulteriore costante e drammatico aumento lungo tutte le rotte. Senza contare che il rischio di collisione aumenta con l’aumentare della velocità, anche questa sempre in crescita. L’Istituto Tethys da anni monitora l’impatto di questa grave minaccia sui cetacei del Santuario Pelagos e insieme ad altri enti di ricerca affianca la Guardia Costiera in attività di prevenzione e mitigazione.
Propeller è l’emblema della resilienza dei cetacei del Mediterraneo, ma anche delle molte avversità che i mammiferi marini del Mediterraneo (e non solo) devono affrontare a causa dell’uomo. “Perché per ogni animale che si salva”, concordano i ricercatori, “molti altri sono morti senza che nessuno potesse testimoniarlo”.
M.J.