“Stripes”, ancora una balenottera ferita da un’elica nel Santuario Pelag
Mercoledi 13 agosto una notizia sconcertante veniva comunicata alla nostra barca “Pelagos” dalla motonave “Corsara” di Golfo Paradiso Whale Watching, salpata da Andora nel Ponente ligure: avevano avvistato una balenottera con una serie di vistosi tagli sul dorso, da cui su un lato addirittura fuoriuscivano grosse “bolle” di grasso sottocutaneo. Nonostante l’impressionante ferita, apparentemente recente, che dimostrava in maniera eloquente una collisione con l’elica di un’imbarcazione, l’animale era vivo e alternava periodi in superficie a brevi immersioni.
Le balenottere comuni (Balaenoptera physalus) sono una delle specie iconiche di mammiferi marini che vivono nei nostri mari e, com’è noto, vengono avvistate soprattutto in estate nel mar Ligure e di Corsica, dove si alimentano di krill. È il tratto di mare in cui si concentrano le attività del nostro progetto Cetacean Sanctuary Research, e che fa parte del Santuario Pelagos, istituito proprio per la protezione di balene e delfini del Mediterraneo, ma che purtroppo coincide anche con una delle zone dal traffico marittimo più intenso al mondo.
Ferite del genere purtroppo non sono un caso isolato. Troppo spesso si avvistano sia capodogli che balenottere con ferite da elica cicatrizzate. Basti pensare a “Propeller”, a “Mezzacoda” o a “Codamozza”. Riguardo quest’ultima è uscito proprio di recente un articolo sulla rivista scientifica “Ecology and Evolution” (1): è una delle storie più drammatiche, di una balenottera che ha avuto la coda completamente amputata, per poi morire dopo un anno di sofferenze. E questi sono solo alcuni dei casi di cui veniamo a conoscenza; si pensa che molti incidenti, anche mortali, avvengano senza che nessuno se ne accorga.
Abbiamo voluto, affettuosamente, dare un nome anche alla “nuova” balenottera ferita: “Stripes”, (Strisce), per ricordare la forma delle orribili ferite che la nostra specie le ha inferto, nella speranza di riavvistarla, un giorno, guarita.
Il che, per quanto auspicabile, non risolve il grave problema delle collisioni tra navi e grandi cetacei che, secondo una approfondita ricerca (2), potrebbe portare a un significativo declino della popolazione di balenottere nel Mediterraneo.
Il rischio aumenta con la velocità delle imbarcazioni, particolarmente dai 10 nodi in su. In alcune zone del mondo sono state spostate le rotte dei traghetti in maniera da diminuire il rischio che investano balene, ma nel Santuario questo è difficilmente fattibile perché le balenottere sono disperse sopra i fondali alti, al largo, in maniera poco prevedibile. Più sottocosta, invece, sono i capodogli, la seconda specie di grande cetaceo dei nostri mari, a essere pericolosamente vicini alle rotte dei cargo, come ha dimostrato un’altra ricerca (3), coordinata da Tethys e finanziata dal Segretariato Permanente dell’Accordo Pelagos.
In attesa di eventuali soluzioni tecnologiche, come quelle che sta studiando il progetto europeo Life SeaDetect, a cui partecipa anche Tethys, l’unica misura al momento attuabile è la riduzione della velocità nelle aree più critiche – misura che di recente ha trovato un fondamento giuridico con il riconoscimento da parte dell’organizzazione Marittima Internazionale (IMO), del Mediterraneo nord-occidentale come Area Marina Particolarmente Sensibile (PSSA). Possiamo solo sperare che presto almeno questa zona veda attuare dei provvedimenti efficaci contro le collisioni tra navi e cetacei.
Maddalena Jahoda
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Ringraziamo Federica Cammarano e Franco Chiaschetti di Golfo Paradiso Whale Watching per le foto e la segnalazione, e le Capitanerie di Porto locali, pronte a raccogliere eventuali segnalazioni dell’animale; raccomandiamo però a chiunque avvisti la balenottera, di non avvicinarsi per non causarle ulteriore stress.
- Jahoda, M., Zanardelli, M., Dhermain, F., Alessi, J., Armonio, F., Ballardini, M., Barcelo, A., Calogero, G., Fontanesi, E., Frantzis, A., Menniti, M.A., Monaco, C., Obadia, C., Pellegrino, G., Raffa, A., Tardy, C., Verga, A., Violi, B., Panigada, S. (2025). Codamozza‐Fluker: The Compelling Case of a Flukeless Fin Whale Traveling Throughout the Mediterranean Sea and the Need for Basin‐Wide Conservation Efforts. Ecology and Evolution, 15(5). https://doi.org/10.1002/ece3.71313
- Sèbe, M., David, L., Dhermain, F., Gourguet, S., Madon, B., Ody, D., Panigada, S., Peltier, H., Pendleton, L. 2023 Estimating the Impact of Ship Strikes on the Mediterranean Fin Whale Subpopulation. Ocean & Coastal Management, vol. 237, Apr. 2023, p. 106485, https://doi.org/10.1016/j.ocecoaman.2023.106485.
- Panigada, S., Azzellino, A., Cubayanes, H., Folegot, T., Fretwell, P., Jacob, T., Lanfredi, C., Leaper, R., Ody, D., Ratel, M. 2020. Proposal to develop and evaluate mitigation strategies to reduce the risk of ship strikes to fin and sperm whales in the Pelagos Sanctuary – Final Report. Pelagos Secretariat – Convention No. 2018-04. 67 pp.