Torna Propeller, la balenottera con la cicatrice
C’è una balenottera comune (Balaenoptera physalus) a cui siamo particolarmente affezionati: si chiama “Propeller”, ed è riconoscibile a colpo d’occhio dalla vistosa cicatrice che ha sul dorso e da cui prende il nome. La conosciamo fin dal 1998 e la sua storia è emblematica: i profondi segni che porta non possono che far pensare all’elica di una nave, che quasi sicuramente ha investito l’animale anni fa.
Quella delle collisioni con le grandi navi, sempre più numerose e veloci, è una delle minacce più gravi alla sopravvivenza dei grandi mammiferi marini del Mediterraneo. Ma fortunatamente Propeller, a differenza di molte altre, è sopravvissuta. Non solo: l’anno scorso era stata avvistata dall’imbarcazione di Golfo Paradiso Whale Watching di Imperia addirittura con un piccolo al suo fianco, un incontro piuttosto raro nei nostri mari.
All’occhio esperto dei biologi a bordo della barca da ricerca “Pelagos”, Propeller è apparsa, per la verità, piuttosto magra; anche se non possiamo escludere nulla, speriamo che questo non significhi che è in difficoltà, ma soltanto che siamo all’inizio della stagione alimentare. Le balenottere infatti vengono in estate nel Santuario Pelagos, la grande area marina protetta che comprende anche il mar Ligure, proprio per fare provvista di cibo dopo, probabilmente, un periodo di alimentazione ridotta.
Come è noto, è proprio qui, nel cuore di questo tratto di mare considerato un “hot spot” del Mediterraneo per la sua particolare ricchezza soprattutto, ma non solo, di balene e delfini, che si trova l’area di studio del Cetacean Sanctuary Research, uno dei progetti di ricerca più lunghi del suo genere. Con base da sempre a Portosole Sanremo, raccogliamo infatti dati scientifici fin dal 1990, Lo scopo? Uno solo: conoscere e tutelare balene e delfini e il loro ambiente.
Maddalena Jahoda