Avvistamenti dal mare e dal cielo: la stagione di campo 2022 in Liguria

Si è conclusa in ottobre scorso la campagna di raccolta dati del Cetacean Sanctuary Research (CSR), il progetto a lungo termine di Tethys nelle acque del Santuario Pelagos con base a Portosole Sanremo. La stagione di ricerca, a cui hanno partecipato un numero record di appassionati del pubblico – i nostri “citizen scientists” – ha riservato non poche sorprese.

Nell’estate 2022  la raccolta dati  è stata effettuata da diverse piattaforme: in primis come sempre dal motorsailer “Pelagos” di Flash Vela d’Altura, ma anche dalla motonave “Corsara” di Golfo Paradiso Whale Watching e dal drone Tekever (messo a disposizione da EMSA alla Guardia Costiera con i piloti del consorzio franco-portoghese REACT). Ma andiamo con ordine.

Pelagos” ha navigato, con ricercatori, assistenti e partecipanti, per ben 20 settimane, tra il 9 maggio e il 9 ottobre, con solo due turni sospesi per maltempo o cause di forza maggiore, coprendo qualcosa come 6786 km – più che circumnavigare l’Italia da Ventimiglia fino a Trieste e ritorno –  in tutto 715 ore trascorse in mare.

Al database di Tethys, che vanta ormai 32 anni di attività, si sono così aggiunti 229 avvistamenti di cetacei: la maggior parte, come di consueto, di stenelle (Stenella coeruleoalba), i delfini più frequenti in questa zona e in buona parte del Mediterraneo. Si annoverano poi anche 43 incontri con i capodogli (Physeter macrocephalus), tra cui 3 con 2 diversi gruppi famigliari. Di solito questi affascinanti animali vengono avvistati singolarmente nella nostra area di studio, e sono perlopiù giovani maschi; la comparsa di gruppi di femmine, con anche piccoli è quindi relativamente insolita e per questo ancor più intrigante. Solleva infatti una serie di interrogativi: a cosa è dovuto il maggior numero di osservazioni di gruppi sociali di capodogli? Sono in aumento nella nostra zona, o gli incontri sono da attribuirsi piuttosto al protrarsi, quest’anno, della stagione di campo fino a ottobre? È un fenomeno più generale legato a un cambiamento delle condizioni ambientali a larga scala? A queste e altre domande i ricercatori cercheranno di dare una risposta. In ogni caso gli incontri hanno davvero regalato forti emozioni a chi ha avuto la fortuna di trovarsi a bordo durante le ultime settimane della stagione.

Frequenze di avvistamento da “Pelagos”delle diverse specie di cetacei

Terze in ordine di frequenza di avvistamento dalla barca “Pelagos”, le balenottere comuni (Balaenoptera physalus), seguite dai tursiopi (Tursiops truncatus), i delfini più costieri di tutti. A questo si aggiungono ben due incontri con i globicefali (Globicephala melas), piuttosto rari nella zona e non sempre “garantiti”; poi un incontro con uno zifio (Ziphius cavirostris), e uno con i delfini comuni  (Delphinus delphis).  A differenza di quanto farebbe pensare il nome di questi ultimi, sono una specie diventata estremamente rara; spesso, nel Santuario si vedono pochi individui associati alle stenelle e si sospetta che ci siano degli ibridi tra le due specie.

Di tutti i cetacei incontrati sono stati fotoidentificati, con il prezioso supporto di Canon Italia, il maggior numero possibile di individui, le cui foto andranno ad arricchire il “catalogo”, lo strumento in grado di indicare quali animali sono nuovi e quali invece già conosciuti, e in questo caso dove e quando sono stati visti in precedenza.

Ma la raccolta dati non si ferma qui: l’idrofono trainato ha registrato le vocalizzazioni di capodogli, globicefali, stenelle, purtroppo anche confermando un altro dato preoccupante: il grave inquinamento acustico dei nostri mari sempre più trafficati. Il rumore sottomarino, per lo più generato da motori delle imbarcazioni ma anche da sonar e sparkers (strumenti di prospezione geofisica) può causare gravi danni ai cetacei, mascherando la comunicazione tra gli individui, fino a causare lesioni agli apparati auditivi e in casi estremi provocando la morte dei cetacei. Altri dati raccolti sono i tempi delle respirazioni, che molto possono dire sul comportamento degli animali, e infine, i campioni di feci, che “raccontano” della dieta di balenottere e capodogli, dei loro eventuali parassiti e quindi in ultima analisi del loro stato di salute. Un campione inaspettato è stato poi il lembo di pelle perso spontaneamente da uno dei capodogli, un reperto prezioso che può essere utile per studi di genetica.

A tutto questo si aggiungono ulteriori importanti dati raccolti a bordo della barca da Whale Watching, “Corsara”, che ha segnalato, da giugno a settembre, ben 175 avvistamenti di cetacei. La collaborazione con Golfo Paradiso Whale Watching ha permesso di intensificare lo sforzo di ricerca ed estendere l’area di studio nella sua porzione orientale, arricchendo il quadro delle osservazioni e contribuendo a raccogliere dati sui grampi  (Grampus griseus), una specie ormai rara nella nostra area di studio.

Quanto al drone, che ha sorvegliato un’area “di prova” al largo del Ponente ligure, da luglio a novembre, è un mezzo innovativo che permette di arricchire le conoscenze sulla presenza dei cetacei da un diverso punto di osservazione, volando a 800 piedi di altezza a 100 chilometri orari. Questo nuovo sistema di osservazione ha contribuito con avvistamenti di grandi e piccoli cetacei.

I ricercatori sono ora al lavoro per valutare questi e altri dati ottenuti e tradurli in informazioni che siano utili per la conservazione degli animali e dell’ambiente.

Maddalena Jahoda

Avvistamenti da “Pelagos” (Tethys), e da “Corsara” (Golfo Paradiso Whale Watching)

Si ringraziano gli sponsor: BIOLU,  Canon Italia, Portosole Sanremo, Siram Veolia, FloWe S.p.A. Un grazie speciale a Laura Toledo e Ludovica Pavesi per le loro generose donazioni.