I grampi sono tornati

Circa 15 animali, tra cui due giovani e un neonato; un gruppo di delfini è stato avvistato pochi giorni fa nel bel mezzo del Santuario Pelagos, la grande area protetta che si estende dalla Liguria e Costa Azzurra fino alle Bocche di Bonifacio. Nulla di strano, si direbbe: la barca da ricerca di Tethys anche quest’anno è lì proprio per avvistare cetacei e raccogliere dati scientifici. Questi però erano grampi (Grampus griseus), una specie che nella nostra area di studio mancava da ben cinque anni.

Avvistati con una certa regolarità ad ogni estate, a un certo punto erano apparentemente scomparsi dalla loro zona consueta nel Ponente ligure. Venerdi 10 luglio, la bella sorpresa per i ricercatori del progetto Cetacean Sanctuary Research e per i partecipanti citizen scientists a bordo del motorsailer “Pelagos”, che hanno avvistato un gruppo di questi delfini a circa venti miglia a sud di Sanremo.

In mare balene e delfini non sono distribuiti a caso;  individuare gli habitat delle varie specie nel Santuario Pelagos, è da sempre tra le priorità di Tethys che da oltre 30 anni conduce ricerche nel Mediterraneo. In altre parole, l’improvvisa scomparsa dei grampi poteva essere una sorta di campanello d’allarme.

Anche per spiegare questo fenomeno, Tethys ha lanciato, nel 2018, un progetto di citizen science, CetaceiFAIattenzione, realizzato in collaborazione con la Guardia Costiera, con lo scopo di raccogliere dati sugli avvistamenti di cetacei nei nostri mari, rivolto sia a diportisti che a diverse organizzazioni. Le segnalazioni (che anche quest’anno vengono raccolte su www.cetaceifaiattenzione.it) erano state tantissime, in tutta Italia. Per quanto riguarda i grampi, quelli delle coste della Liguria si erano apparentemente spostati a est, verso il canyon di Polcevera, di fronte a Genova, come confermato anche da Whale Watch Genova e dal Consorzio Liguria Via Mare.

Dopo tanto tempo, rivedere i grampi, facilmente riconoscibili dai tipici graffi bianchi sul corpo, è stata un’emozione per i ricercatori a bordo di “Pelagos”, la barca di Flash Vela d’Altura, ma soprattutto è un dato importante per la ricerca e per la tutela dei cetacei. Infatti, una delle tante minacce che incombono sui mammiferi marini è la perdita di habitat, meno clamorosa di una collisione o della cattura in una rete, ma non meno insidiosa e purtroppo spesso legata alla presenza dell’uomo. In soldoni, gli animali non riescono più a vivere in una certa zona e sono costretti a spostarsi, con tutte le incognite che ne conseguono. È il caso dei grampi?

Il loro ritorno nell’area di studio di Tethys, coincide con una zona leggermente diversa da quella consueta: non come era tipico a 4-7 miglia dalla costa, sopra la scarpata continentale (dove il fondale precipita bruscamente), ma più al largo, in area cosiddetta pelagica.

È una reazione al disturbo di origine umana? Oppure qualcosa sta cambiando per altri motivi? Rappresenta un rischio per gli animali? È quello che i ricercatori cercheranno ora di mettere a fuoco.

Per questo saranno importantissime le immagini; dalle foto ad altissima risoluzione, realizzate grazie alla collaborazione con Canon, si possono infatti identificare i singoli individui. Come prima cosa, gli esperti di Tethys stabiliranno quindi se sono gli animali conosciuti in precedenza o se invece si tratta di individui nuovi.

Fondamentale è stata, come sempre la collaborazione di Tethys con la Guardia Costiera, gli operatori di whale watching, e altri enti di ricerca che operano nel Santuario, le associazioni ambientaliste e le persone che vanno per mare: è un network che permette di ottenere dati preziosissimi nell’interesse della salvaguardia dei cetacei dei nostri mari.

Maddalena Jahoda