Riavvistato Atlante, il capodoglio dalla coda sfregiata
I grandi cetacei vittime del traffico nel Mediterraneo
Il capodoglio avvistato il 20 luglio, era inconfondibile: sia i biologi che i partecipanti di citizen science a bordo della barca “Pelagos”, impegnata nelle spedizioni di ricerca del progetto Cetacean Sanctuary Research (CSR) nel mar Ligure, ne sono rimasti impressionati. La coda del cetaceo ha infatti il bordo vistosamente frastagliato, quasi come un pettine. Si tratta di un individuo chiamato “Atlante”, a cui manca complessivamente circa un terzo della coda.
Quest’ultima è organo di propulsione dei cetacei; nei capodogli, emerge tipicamente sopra la superficie al momento dell’immersione, permettendo ai ricercatori di distinguere gli individui. Quella di Atlante però, non può non far pensare subito all’elica di un’imbarcazione come causa delle profonde cicatrici. Le collisioni tra cetacei e barche o navi, possono uccidere degli animali, o anche solo lasciarli con gravi danni, che a loro volta possono comprometterne funzioni essenziali, come per esempio la capacità di alimentarsi, rappresentando in ultima analisi una minaccia alla sopravvivenza della popolazione. Oltre alle collisioni con le grandi navi, spesso citate come responsabili del ferimento e della morte di grandi cetacei, oggi preoccupano anche le barche a motore da diporto, che in Mediterraneo stanno aumentando enormemente.
I capodogli (Physeter macrocephalus) costituiscono una presenza regolare nei nostri mari, e sono una specie iconica anche del Santuario Pelagos, la grande area marina protetta transnazionale istituita proprio per la tutela dei cetacei. In Mediterraneo ne vivono probabilmente meno di 2500 individui maturi, e la popolazione è in diminuzione, classificata a rischio di estinzione nella Lista Rossa della IUCN (International Union for the Conservation of Nature).
Per fortuna, Atlante sembra relativamente in buona salute. Attraverso l’idrofono, un microfono subacqueo in uso per la ricerca, i biologi di Tethys hanno potuto scoprire di più su di lui: dalle sue vocalizzazioni si è potuto evincere che si stava alimentando e anche che era in contatto acustico con altri capodogli presenti nell’area.
Atlante era stato avvistato per la prima volta nell’ottobre 2021, e così chiamato, dai ricercatori di Menkab- il Respiro del Mare, che ne avevano stimato all’epoca la lunghezza in circa 8 metri; negli anni successivi è stato rivisto con una certa regolarità sia nel Santuario Pelagos che nelle acque di Ischia.
Codice di condotta da applicare quando si avvistano cetacei in mare
In estate il rischio di collisioni è ancora più elevato, con l’aumento, da una parte, delle imbarcazioni, e dall’altra dei grandi cetacei, che vengono a mangiare proprio in questa stagione, in particolare nel Santuario Pelagos. Non di rado si vedono barche che si avvicinano troppo agli animali, a velocità elevata, rischiando non solo di disturbarli ma anche di ferirli gravemente, un comportamento spesso visibile anche nei video sui social.
Per informare i diportisti su come comportarsi in caso di avvistamento di balene o delfini, Tethys, Guardia Costiera e FAI – Fondo Ambiente Italiano, hanno divulgato qualche anno fa in tutti i porti italiani il codice di condotta da seguire in presenza di cetacei, liberamente scaricabile, con l’obiettivo di far sì che incontrare cetacei nei nostri mari sia una bella esperienza senza rappresentare una minaccia per gli animali.
Maddalena Jahoda
Sul fronte delle collisioni, anche una notizia positiva: l’anno scorso il Marine Environment Protection Committee (Comitato per la protezione dell’ambiente dell’International Maritime Organization (Organizzazione Marittima Internazionale), l’agenzia delle Nazioni Unite incaricata di regolamentare il trasporto marittimo, ha dichiarato una parte del Mediterraneo nord-occidentale “area marina particolarmente sensibile” (PSSA – Particularly Sensitive Sea Area) con l’obiettivo proprio di proteggere i grandi cetacei dalle collisioni.
Ulteriori approfondimenti sulle collisioni:
Tethys è partner del progetto Life-Seadetect che prevede di impiegare le più sofisticate tecnologie per permettere alle navi di rilevare la presenza di grandi mammiferi marini.
Atlante non è un caso isolato: altri animali hanno subito incidenti dovuti a collisioni, o in ogni caso alle attività umane. Tra questi, i più noti:
Propeller, balenottera comune, (Balaenoptera physalus) conosciuta fin dal 1998, con una profonda cicatrice sul dorso, che fa subito pensare a un’elica.
Codamozza, balenottera comune che aveva completamente perso la coda finendo per morire presumibilmente nel golfo di Tolone dopo quasi un anno di agonia.
Mezzacoda, balenottera comune con la coda quasi completamente amputata, avvistata da Tethys di fronte a Sanremo nel 2020.
Siram-Freddy, capodoglio con una vistosa cicatrice sul dorso.